di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Il sontuoso, epico e avvincente scontro fra Donald Trump e Elon Musk, appena andato in scena su X riportandolo probabilmente agli antichi splendori, porta con sé numerosi interrogativi. Il principale è se sia finita qui o chissà per quanto ancora potrà andare avanti il duello che sta facendo male a entrambi, anche se per ora soprattutto al portafoglio di Musk (che ha perso 34 miliardi di dollari in un colpo solo). Ci sono però altri interrogativi che coinvolgono direttamente i sostenitori di Musk e Trump in Italia: quanto sono affidabili questi due miliardari irrequieti, a tratti instabili? Uno padrone di Tesla, Starlink e X, l’altro alla guida del mondo libero. Entrambi con enormi responsabilità pubbliche, che superano di gran lunga i loro ruoli imprenditoriali e istituzionali.
La domanda per la verità andrebbe girata a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i principali sponsor politici in Italia dei due duellanti (anche se Salvini nel ruolo di cheerleader sovranista funziona sempre meglio di Meloni, che quantomeno conserva intatto il senso del ridicolo quando c’è da venire a patti con il conservatorismo sovranista statunitense). L’agenda Trump non è sempre compatibile con l’agenda europea, nemmeno con l’agenda italiana, questo lo si è capito dal primo giorno in cui il presidente è tornato alla Casa Bianca. Convinto com’è che l’Europa sia nata per fregare gli Stati Uniti, Trump ha agito di conseguenza insieme al suo vicepresidente J.D. Vance, attaccando regolarmente le politiche pubbliche Ue e cercando di mettere in discussione anche uno dei capisaldi politici europei da quando è iniziata la guerra in Ucraina scatenata dalla Russia: la Nazione guidata da Volodymyr Zelensky deve avere il pieno sostegno dell’Europa. Ma Trump vuole cambiare l’indirizzo politico quantomeno degli Stati Uniti, conducendolo verso l’unilateralismo se non l’isolazionismo, e chiede intanto una cosa giusta, cioè il rispetto dei patti Nato per l’aumento delle spese per la difesa dei singoli Stati.
L’agenda Musk è invece guidata perlopiù dai suoi affari, che in Italia coinvolgono il possibile accordo fra Starlink e il Governo italiano. Resta un dubbio, su questo fronte: non è che l’Esecutivo Meloni stava/sta cercando di trovare un accordo con il padrone di Tesla solo per via delle sue precedenti ottime entrature con l’Amministrazione Trump? Ora che Musk è caduto in disgrazia dalle parti della Casa Bianca, che Steve Bannon vuole cacciarlo dagli Stati Uniti in quanto immigrato nonché far requisire SpaceX, come proseguiranno le trattative e i possibili affari di Musk in Italia? L’affidabilità di un imprenditore peraltro dovrebbe essere un tema da prendere in seria considerazione quando è in ballo l’interesse e la sicurezza nazionale, come nel caso di SpaceX. Musk tuttavia potrebbe avere un’arma di pressione in più: un nuovo partito. “Il popolo ha parlato. In America serve un nuovo partito politico che rappresenti l’80% della popolazione! E esattamente l’80% delle persone è d’accordo”, ha scritto Musk su X pubblicando i risultati del suo sondaggio al quale hanno votato circa 6 milioni di persone. Il padrone di Tesla suggerisce anche il nome del nuovo partito: “The America Party”. Musk come un novello Berlusconi? Un’operazione in stile Italia anni Novanta?
“La mia impressione iniziale è che Elon abbia MOLTO più da perdere rispetto a Trump”, ha scritto Chris Cillizza nella sua newsletter su Substack: “Elon ha scommesso molto sull’associarsi (insieme a tutti i suoi marchi) alla MAGA Nation. Così facendo, si è reso inviso alla sinistra e anche a un discreto numero di persone di centro”. Se MAGA si rivoltasse contro Elon Musk, “e presumo che lo farà, lui sarebbe un uomo (e un marchio) senza patria”. Poi ci sono le minacce di Trump di revocare i contratti governativi alle aziende di Musk: “Normalmente penserei che si tratti solo di chiacchiere, ma dati i precedenti di Trump, è possibile che lo faccia davvero. Il che sarebbe devastante per Elon. D’altra parte, sono scettico sul fatto che Elon abbia una grande influenza sul voto del Senato. Certo, è l’uomo più ricco del mondo e ha dimostrato di essere disposto a spendere un sacco di soldi in politica. Ma se fossi un senatore repubblicano o un membro della Camera dei Rappresentanti repubblicano, sarei MOLTO più interessato a stare dalla parte di Trump che da quella di Elon. Trump ha più potere di Elon per porre fine alla tua carriera se ti opponi a lui”.
Adesso resta solo da capire chi ci perderà di più in Italia tra Meloni e Salvini. Forse il leader della Lega che effettivamente sull’acritico supporto al dinamico duo aveva puntato tutto quello che aveva. Meloni, tutto sommato, resta la presidente del Consiglio di un Paese che non può permettersi di rompere l’alleanza con gli Stati Uniti. Qualunque sia il duello che va in scena su X. (Public Policy)
@davidallegranti
(foto – White House / Flickr)