ROMA (Public Policy) – di Viola Contursi – Sel nel caos. L’esplosione e la scissione, tanto a lungo pronosticata e rinviata sembra alle porte. Ciò che è certo al momento è che sono iniziate le prime defezioni: oggi ufficialmente lasciano Gennaro Migliore, Claudio Fava, Titti di Salvo e Ileana Piazzoni. A renderlo noto è stato un comunicato dell’ala ‘pro-Pd’ di Sel a circa un’ora dopo la fine di una sofferta riunione della segreteria nazionale. “Il giorno più difficile”, lo ha definito Nichi Vendola.
Riunione in cui si è palesata la spaccatura tra l’ala che vuole avvicinarsi al Pd (che almeno sul voto del dl Irpef è apparsa in maggioranza alla Camera) e l’ala maggioritaria nel partito che, Nichi Vendola in testa, vuole che Sel rimanga all’opposizione e si ponga al vertice di una sinistra di governo, ma che non supporti questo esecutivo. I quattro dimissionari, come anticipato, confluiranno ora nel gruppo Misto alla Camera.
Più di dieci deputati (tra cui Nazareno Pilozzi, Stefano Quaranta, Alessandro Zan e Fabio Lavagno) sarebbero pronti a fare lo stesso passo, dimettendosi dopo essersi confrontati con le rispettive assemblee territoriali. A quel punto, presumibilmente la prossima settimana, verrà formato un gruppo autonomo a Montecitorio, dove potrebbero confluire anche altri esponenti fuoriusciti da altri gruppi, dialogante con il Pd. Un passo che potrebbe essere il prologo di una mossa analoga al Senato, dove Sel però è già nel gruppo Misto.
Quanto alle prossime mosse del partito, come annuncia il coordinatore Nicola Fratoianni, prima si tenterà un dialogo con il gruppo e poi, forse mercoledì prossimo, verrà riunita la direzione nazionale, per elaborare gli addii e vedere il da farsi: si dovrà trovare ad esempio un nuovo capogruppo a ciò che rimarrà di Sel alla Camera. Di certo la frattura, scoppiata per il sì del gruppo alla Camera al dl Irpef, è pesante da digerire e seppure nata nella pancia di Montecitorio avrà per forza ripercussioni sul partito, anche e soprattutto a livello locale.
Le posizioni sembrano ormai inconciliabili. “Ho cambiato idea – scrive Migliore nella sua lettera di dimissioni – ieri definitivamente, sulla possibilità che mie posizioni siano compatibili con l’appartenenza al nostro partito. Mi fermo prima. Prima che qualcuno mi chieda improbabili ‘riallineamenti’ (come se si potesse riallineare un pensiero, un’idea, come qualche rappresentante del gruppo dirigente ha ventilato e non semplicemente constatare la lealtà che ho sempre manifestato in ogni organizzazione in cui ho militato)”.
“La forza di sinistra – gli risponde a distanza Vendola, al termine della segreteria a cui Migliore non ha preso parte – penso debba essere anticonformista, che non smarrisce mai la bussola. Immaginare che questa bussola possa portare a sostenere Renzi credo sia uno sbandamento Sono molto dispiaciuto per chi lascia un partito che non si chiude. Non vogliamo entrare nell’area del governo, questo l’oggetto della divisione. Noi pensiamo che dobbiamo rimanere all’opposizione per sfidare Renzi”. (Public Policy)
VIC