ROMA (Public Policy) – “Ci sono alternative alla Tobin tax (la tassa sulle transazioni finanziarie; Ndr): ad esempio le imposte sui profitti o di tipo patrimoniale come quella che abbiamo adottato in Italia con l’aumento dell’imposta sul bollo titoli”. Lo dice, introducendo i lavori nella sala della Regina a Montecitorio del convegno “Più equità e risorse per la crescita – Confronto sulla Tobin tax”, il capogruppo Pd in commissione Finanze, Marco Causi.
IL RICORDO PERSONALE
La Tobin tax, dal nome del premio Nobel per l’economia James Tobin che la propose (nel 1972), “è nata in un mondo – spiega Causi – in cui i cambi erano molto volatili. Nel 1981 io studiavo alla Sapienza e un settimanale economico mi commissionò un pezzo sulla tassa e io riuscii a intervistare Tobin. Gli mandai le domande via fax, lui mi rispose e alla fine della risposta scrisse ‘there were very good questions’: questo non lo scorderò mai. Ma era un mondo con molta meno globalizzazione nel movimento di capitali rispetto a oggi”.
L’AUMENTO DEI COSTI DI TRANSAZIONE
“Si tratta di strumenti di tassazione – continua poi Causi – che aumentano i costi di transazione, e questo è un fattore correlato positivamente all’aumento della volatilità. Queste tasse, infatti, non riducono la volatilità”. Per l’esponente Pd oggi è “molto più facile di un tempo, anche unilateralmente, acquisire questi strumenti di tassazione”.
CHI PAGA
“Si tratta di imposte – spiega Causi – con un gettito molto elevato e questo gettito è soprattutto elevato se viene esteso a derivati e transazioni over the counter. È chiaro chi la paga, nel breve periodo i distributori, nel lungo gli emittenti. Ma sappiamo anche che ci sono alternative alla tassazione delle transazioni finanziarie”. (Public Policy)
GAV