AUTOMOTIVE, FEDERVEICOLI: LA NOSTRA AGENDA PER IL PROSSIMO GOVERNO

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(Public Policy) – Roma, 31 gen – La Federazione
dell’industria veicolistica (Federveicoli) ha stilato un
programma in 8 punti. E’ una agenda indirizzata al Governo
che uscirà dalle prossime elezioni. Federveicoli, infatti,
si propone come interlocutore unitario di riferimento delle
Istituzioni sulle tematiche della mobilità, dei trasporti e
delle politiche industriali collegate a questi ambiti.

L’AGENDA
1. La ripresa del settore passa necessariamente attraverso
il rilancio della domanda, da perseguire attraverso alcune
misure specifiche: contenimento dei costi di possesso e di
gestione dei veicoli e, in particolare, iniziative concrete
per calmierare le tariffe assicurative, arrivate ormai a
livelli insostenibili; riduzione programmata delle accise
sui carburanti; iniziative di defiscalizzazione che
consentano di portare in detrazione/deduzione alcuni costi
di utilizzo dei veicoli; incentivazione dei veicoli a basso
impatto ambientale.

2. L’innovazione tecnologica è determinante per il
mantenimento della competitività delle industrie italiane in
un mercato globale. Federveicoli plaude all’approvazione,
nell’ambito della Legge di stabilità, di un credito
d’imposta per finanziare la Ricerca&Sviluppo.

Chiede tuttavia ai ministeri e alle commissioni parlamentari
competenti di accelerare l’emanazione dei decreti attuativi
allo scopo di rendere quanto prima operativa la misura.
Auspica, inoltre, che il credito d’imposta diventi in
prospettiva una misura strutturale.

3. L’accesso al credito è una condizione imprescindibile
per assicurare liquidità alle imprese: ad oggi le aziende
italiane pagano tassi più alti rispetto alle aziende
concorrenti, subendo un importante gap di competitività.

4. La sostenibilità ambientale è una sfida strategica dei
nostri settori industriali. Ma per vincerla è necessario che
i futuri provvedimenti tengano in considerazione la
fattibilità tecnologica e progettuale delle misure
introdotte. Occorre, inoltre, creare condizioni favorevoli
allo sviluppo di veicoli ecologici e nuovi carburanti.

5. Gli incidenti stradali e nei luoghi di lavoro non sono
solo un problema etico, ma hanno gravi ricadute sul piano
sociale ed economico: costi sociali quantificabili in 30
miliardi di euro e una pesante ricaduta sulla produttività.
A fronte di uno sforzo costante da parte dei produttori per
accrescere gli standard di sicurezza dei veicoli, non si
ravvisa un eguale impegno da parte della sfera
pubblica.

Chiediamo, in particolare,
che vengano messe in sicurezza le infrastrutture stradali
adeguandole agli standard europei. E’ inoltre necessario
riprendere l’iter del progetto di riforma del codice
stradale, intrapreso durante la scorsa legislatura ed
ispirato a criteri di semplificazione della legislazione in materia.

E’ necessario che i proventi delle sanzioni vengano
destinati allo sviluppo della sicurezza di veicoli e
infrastrutture. Serve, infine, un sistema di rilevazione
statistica unitario che consenta di approfondire la
conoscenza sulle circostanze degli incidenti fornendo
informazioni preziose in un’ottica di riduzione delle
vittime e di contenimento dei costi assicurativi.

6. La mobilità urbana rappresenta il principale ambito di
sviluppo per il futuro dei trasporti. Chiediamo una
regolamentazione dell’accesso ai centri urbani dei veicoli
per il trasporto merci e passeggeri unitaria e armonizzata
sul piano nazionale e non affidata esclusivamente alla
discrezionalità delle singole amministrazioni;

l’introduzione dei sistemi Its (Intelligent transportation
system) per la gestione intelligente del traffico; lo
sviluppo dell’intermodalità e il potenziamento di modi di
trasporto integrativi al trasporto pubblico quali la
mobilità ciclistica e l’adozione di servizi di trasporto
flessibili (es. car sharing, bike sharing, ecc.); la
promozione della mobilità su due ruote attraverso
infrastrutture e servizi dedicati (piste ciclabili protette,
possibilità di accesso alle corsie riservate ai mezzi
pubblici, parcheggi riservati, ecc.).

7. Il costo dell’energia elettrica è un altro fattore che
contribuisce ad indebolire la competitività delle nostre
industrie rispetto ai competitor stranieri (stimiamo una
perdita di competitività nell’ordine dell’1,5-2% del margine
operativo lordo imputabile ad un discostamento del 40%
rispetto al costo medio dell’energia nei paesi Ue):
chiediamo una riduzione di almeno l’80% della componente A3
per le imprese ad alta intensità di energia, come quelle dei
settori rappresentati da Federveicoli.

8. Le strategie di internazionalizzazione risultano sempre
più decisive per il futuro delle imprese. E’ dunque
fondamentale promuovere strumenti legislativi che
favoriscano la creazione di reti d’impresa in un’ottica di
internazionalizzazione e che consentano alle imprese del
settore, e in particolare alla componentistica, di competere
sul mercato globale. (Public Policy)

SPE