di Sonia Ricci
ROMA (Public Policy) – Più chance per ottenere permessi di lavoro, via maxi multe per le ong che trasportano migranti (volute dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini), inasprimento del daspo urbano, rafforzato il principio di ‘non-refoulement’ e revisione del sistema di accoglienza con il ritorno degli ex Sprar. Questi alcuni dei temi principali contenuti nel nuovo decreto Migranti, esaminato dalla Camera in prima lettura. L’assemblea ha approvato lunedì la fiducia posta dal Governo sul decreto, che ora – dopo il voto finale di oggi – passerà al Senato.
Tra le novità introdotte durante l’esame in commissione Affari costituzionali c’è il taglio dei tempi burocratici per richiedere la cittadinanza. L’iter potrà durare da 2 a 3 anni. Tra le modifiche proposte sia dalla maggioranza sia dalle opposizioni, non entrate nel provvedimento, ci sono le risorse da destinare ai comuni di frontiera. Sul tema il Governo si è impegnato a trovare una soluzione con l’esame della manovra finanziaria.
Vediamo nel dettaglio i contenuti del decreto:
STOP MAXI MULTE. DECIDE IL GIUDICE
Sulle sanzioni alle ong che trasportano migranti si torna all’era pre-dl Sicurezza. Vengono infatti cancellare le pesanti multe amministrative fortemente volute dall’ex ministro Matteo Salvini. Come in passato, quindi, le uniche sanzioni saranno quelle previste dall’ambito penale. Il nuovo testo modifica il codice della Navigazione, in particolare l’articolo 1102, prevedendo sanzioni da 10mila a 50mila euro. Ma a differenza dei dl Sicurezza non sarà il prefetto a irrogarle ma il giudice, solo nel caso ci siano le condizioni per un processo penale.
Le vecchie norme imponevano multe da 150mila a un milione di euro e la confisca delle navi.
STOP TETTO DECRETO FLUSSI
Tra le modifiche approvate a Montecitorio, c’è eliminazione del tetto delle quote previsto per il decreto flussi transitorio e la data limite di emanazione prevista ora per legge. Il Testo unico sull’immigrazione disciplina il cosiddetto decreto Flussi, ovvero il provvedimento con il quale il Governo stabilisce ogni anno (entro il 30 novembre dell’anno precedente a quello di riferimento del decreto), le quote di ingresso dei cittadini stranieri non comunitari che possono entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato, autonomo e stagionale.
In caso di mancata pubblicazione del documento di programmazione, il presidente del Consiglio può emanare un suo decreto flussi in via transitoria, entro il 30 novembre, nel limite delle quote stabilite nell’ultimo decreto emanato. L’emendamento approvato interviene su quest’ultimo punto cancellando il termine di fine novembre e il paletto del numero massimo di migranti.
CITTADINANZA IN 2-3 ANNI
Con il primo decreto Sicurezza, per perfezionare la richiesta di cittadinanza bisognava attendere fino a quattro anni pur avendone i requisiti. Un tempo che il governo giallo-verde aveva raddoppiato rispetto a quanto avveniva nel passato. La legge sulla cittadinanza del 1992, in vigore fino alla riforma Salvini, prevedeva un iter di massimo due anni, senza deroghe.
Sul tema è intervenuto un emendamento Pd approvato in I commissione con cui si torna parzialmente indietro. La norma approvata, infatti, prevede che l’iter burocratico debba durare 2 anni, con una possibile proroga di un anno. Arrivando così a un massimo di 36 mesi.
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@ricci_sonia