Il ddl Concorrenza e la mafia, secondo Franco Roberti

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ROMA (Public Policy) – Il controllo previsto dal ddl Concorrenza per le società a responsabilità limitata semplificate “azzera le maglie dei sistemi di controllo e apre un varco formidabile per l’ingresso delle organizzazioni mafiose negli appalti”.

Così il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in audizione davanti alla commissione Industria del Senato sul ddl Concorrenza.

Per Roberti, il ddl Concorrenza “indebolisce il sistema di controlli che diventano puramente formali, non più affidati a un pubblico ufficiale ma rimessi solo formalmente ed ex post al conservatore dei registri delle imprese chiamato a prendere atto della scrittura privata a cui manca l’identificazione certa di chi la sottoscrive e di chi per via informale la invia”.

All’attenuazione di questi controlli, sottolinea il procuratore, si aggiunge anche “la mancata previsione di un’adeguata verifica per il trasferimento delle quote sociali che è alla base della fittizia intestazione delle quote e noi sappiamo per esperienza che il diavolo mafioso si nasconde nel trasferimento delle quote delle società. Tutto il sistema di aggressione delle organizzazioni mafiose all’economia legale – ha detto – passa per le società”.

Quindi “se attenuiamo ulteriormente i controlli non ci sarà nessuna prevenzione” ha concluso Roberti, sottolineando che “la maggiore opacità per la costituzione delle imprese non giova neanche all’indice di corruzione percepita e ad attrarre investimenti stranieri nel nostro Paese”. (Public Policy) FLA