DIRITTI UMANI, AMNESTY ALLA POLITICA ITALIANA: RESTANO ANTICHI VIZI E TABÙ

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DIRITTI UMANI, AMNESTY: RESTANO ANTICHI VIZI E TABÙ

GOVERNO E PARLAMENTO SUI DIRITTI UMANI NEI PRIMI 6 MESI DI LEGISLATURA

(Public Policy) – Roma, 25 set – Amnesty International
Italia ha fatto il bilancio sull’attività di Governo e
Parlamento sui diritti umani nei primi sei mesi di questa
legislatura. Per le elezioni politiche, Amnesty aveva
lanciato la campagna “Ricordati che devi rispondere”,
sottoponendo ai leader delle coalizioni in lizza e a tutti i
candidati delle circoscrizioni elettorali un’Agenda in 10
punti per i diritti umani in Italia.

I 10 punti erano: garantire la trasparenza delle forze di
polizia e introdurre il reato di tortura; fermare il
femminicidio e la violenza contro le donne; proteggere i
rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione
dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul
controllo dell’immigrazione
; assicurare condizioni dignitose
e rispettose dei diritti umani nelle carceri; combattere
l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani
alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e
intersessuate);

fermare la discriminazione, gli sgomberi
forzati e la segregazione etnica dei rom; creare
un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei
diritti umani; imporre alle multinazionali italiane il
rispetto dei diritti umani; lottare contro la pena di morte
nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli
altri Stati
; garantire il controllo sul commercio delle armi
favorendo l’adozione di un trattato internazionale.
L’Agenda è stata sottoscritta, integralmente o quasi, da
117 parlamentari
e da tutti i leader delle forze politiche
al governo.

Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International
Italia, presentando oggi il bilancio ha dichiarato: “Di
diritti umani si è discusso, in questi primi sei mesi, in
modo quantitativamente e qualitativamente migliore rispetto
al passato. L’analisi del lavoro della XVII Legislatura nei
primi sei mesi di attività ci dice che sulla maggior parte
dei 10 punti della nostra Agenda è stato almeno presentato
un disegno di legge, come in materia di tortura e omofobia.

A questo nuovo dinamismo ha fatto però da contraltare un
conservatorismo trasversale che ha riprodotto alcuni antichi
vizi, come quelli che da 25 anni ostacolano l’introduzione
del reato di tortura
nella definizione richiesta dalle
Nazioni Unite, se non addirittura veri e propri tabù, come
nel caso degli accordi con la Libia”. (Public Policy)

SPE