(Public Policy) – Roma, 23 nov – La Conferenza delle Regioni
ha espresso parere negativo sul decreto di riordino delle
Province (conversione in legge del dl 5 novembre 2012).
Le Regioni – si legge in una nota – “esprimono parere
negativo sul disegno di legge in oggetto, dal momento che lo
stesso aggrava l’incertezza del quadro normativo di
riferimento, determinata dai precedenti provvedimenti
intervenuti in materia, e non individua gli strumenti
necessari a garantire la tenuta del sistema istituzionale in
esito alla proceduta di riordino, causando pertanto gravi
ricadute sui territori”. Le Regioni evidenziano inoltre “i
profili di criticità sul provvedimento in esame e formulano
alcune proposte emendative”.
SULL’ATTO LEGISLATIVO
Le Regioni ritengono di “rilevare le criticità determinate
dal continuo utilizzo della decretazione d’urgenza, tanto
con riferimento ai profili di legittimità costituzionale
della stessa, quanto con riferimento a quelli connessi agli
aspetti di merito”.
SUI REQUISITI DI RIORDINO
Permangono, per le Regioni, “dubbi sulla coerenza,
razionalità e ragionevolezza del provvedimento nella parte
in cui, nelle medesime norme, da una parte dispone che alla
procedura di riordino si applicano i requisiti previsti
dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 20 luglio
2012, e dall’altra vengono fatte salve situazioni
particolari”.
SULLA CHIAREZZA DEL QUADRO NORMATIVO
L’intervento di un nuovo ed ulteriore decreto legge sulla
materia rende “assai complessa la definizione del quadro
normativo attualmente vigente con riferimento alla
determinazione delle funzioni della ‘nuova’ Provincia […]
Non si può condividere, in linea di principio, che le
disposizioni dei decreti legge siano fra di loro
effettivamente ed efficacemente coerenti”.
Le Regioni esprimono, inoltre, “forti perplessità sulla
individuazione di criteri ancora più flessibili di quelli
individuati nella determinazione del Consiglio dei ministri
del 20 luglio 2012 per la individuazione del Comune
capoluogo di Provincia: è necessario limitare la prevalenza
di logiche localistiche e di contenere la conflittualità nei
territori”. (Public Policy)
RED