ROMA (Public Policy) – Arrivano direttamente dall’Unione europea le nuove regole per utilizzare i dati personali – nome, cognome, età, stato civile, e via dicendo – da parte delle autorità giudiziarie come i tribunali, le carceri o la polizia. Le norme sono contenute in un decreto legislativo messo a punto dal ministero della Giustizia, di cui Public Policy ha preso visione.
Il testo recepisce la direttiva europea del 2016 che appunto stabilisce dei paletti severi (sanzioni comprese) per chi utilizza i dati delle persone coinvolte in processi o recluse in carcere. Sarà quindi individuato un “responsabile” per l’uso delle informazioni che dovrà annotare tutti i passaggi in un apposito registro e, soprattutto, i dati non potranno essere divulgati in modo disinvolto.
Ecco nel dettaglio i contenuti del dlgs:
COME POTRANNO ESSERE UTILIZZATI
Innanzitutto in modo “lecito e corretto“. Potranno quindi essere raccolti per finalità specifiche e legittime, senza eccessi e dovrà ovviamente essere informato il soggetto interessato. Nel caso fosse necessario, poi, le autorità giudiziarie dovranno far cancellare o rettificare le informazioni inesatte.
E come saranno conservati? Sicuramente “solo per il tempo necessario” per identificare gli interessati (che in ogni caso saranno posti a valutazione periodica per capire se sono ancora necessari) e saranno cancellati una volta che non serviranno più. Le informazioni dovranno insomma essere messe al sicuro e protette da trattamenti non autorizzati o illeciti.
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SOR