ROMA (Public Policy) – Giovedì 29 febbraio la commissione Industria del Senato ha concluso l’esame del provvedimento cosiddetto decreto ex Ilva, che da un lato disciplina l’amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico e dall’altro prevede misure a tutela dei crediti vantati dalle aziende dell’indotto.
“Siamo tutti consapevoli che questa è l’unica strada, certamente difficile ma assolutamente necessaria, per rilanciare il più significativo sito siderurgico d’Italia, la cui attività è stata a fondamento dell’industria del nostro Paese”, ha commentato il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso al termine di un esame in commissione in cui si è trovata convergenza tra molte proposte di maggioranza e opposizione.
Tra le novità più significative introdotte nel testo, si segnala la norma che rende possibile utilizzare gli avanzi di amministrazione delle Regioni per il finanziamento di misure di sostegno delle imprese dell’indotto nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato. Si tratta della proposta avanzata in sede di audizione dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e che, nel corso di queste settimane, è stata oggetto di attente valutazioni da parte dei ministeri competenti.
Ma sono diverse le modifiche al provvedimento attraverso le quali si è cercato di ampliare le garanzie per le aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia. Si allargano, ad esempio, le maglie per l’accesso al Fondo previsto per garantire la liquidità non solo alle pmi, ma anche alle micro imprese. Accogliendo le richieste provenienti da diverse forze politiche, si è intervenuto sui criteri richiesti per l’accesso al fondo abbassando dal 50% al 35% il limite di fatturato prodotto nei confronti del committente valutato per un periodo non risalente oltre i cinque esercizi precedenti (non più ultimi due esercizi) la data di presentazione della domanda.
In materia di prededuzione dei crediti, invece, è stato chiarito il perimetro delle imprese interessate dalla misura. Nello specifico, viene precisato che le stesse sono anche quelle che hanno fornito prestazioni in materia di risanamento ambientale, alla sicurezza e all’attuazione degli interventi in materia di tutela dell’ambiente.
Ma soprattutto si è superata la criticità riscontrata originariamente che rischiava di tenere fuori dalla misura le imprese che non erano riuscite a garantire la continuità delle prestazioni. Un subemendamento del relatore Salvo Pogliese (FdI), infatti, ha chiarito che la misura riguarda i crediti vantati dalle imprese riferiti a prestazioni di beni e servizi anche “non continuative”. In questo modo, saranno ricomprese anche quelle imprese che sono state costrette a interrompere le forniture in favore di AdI in ragione dell’accelerazione della crisi.
Resta di massimo sei settimane, invece, la durata dell’integrazione al reddito per i lavoratori delle aziende dell’indotto di ex Ilva. Non sono stati approvati, infatti, i vari subemendamenti al decreto che chiedevano di aumentare la durata della misura. In particolare, un emendamento di Forza Italia (primo firmatario Dario Damiani) proponeva di allungare “per un periodo di sei mesi” l’integrazione al reddito “al fine di avvantaggiarsi della normalizzazione delle attività manutentive degli stabilimenti di proprietà di uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale”.
Il subemendamento, tuttavia, è stato ritirato per motivi di copertura finanziaria. La proposta di modifica, ad ogni modo dovrebbe essere ripresentata domani nell’aula del Senato. Il provvedimento, approvato in aula a Palazzo Madama il 5 marzo e che dovrà essere convertito in legge entro il 18 marzo, è atteso alla Camera dall’11 marzo.
GLI EMENDAMENTI APPROVATI IN AULA
Ulteriori modifiche sono state apportate martedì durante i lavori in aula con l’approvazione di alcuni emendamenti. Tra questi, la possibilità che la misura dell’integrazione al reddito per i lavoratori delle aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia possa essere prorogata “fino a un massimo di dieci settimane”. La misura, quindi, sarà erogata dall’Inps nel 2024 per massimo sei settimane (come previsto dalla versione originaria del testo), ma potrà essere prorogata di ulteriori quattro settimane. Di conseguenza, le risorse messe a disposizione passano da 10 a 16,7 milioni di euro.
Altra novità riguarda il Polo petrolchimico siracusano: con l’ok a un emendamento del senatore Antonio Nicita (Pd), infatti, verranno inseriti nell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale anche i porti di “Siracusa (Rada di Santa Panagia e rada del Porto Grande)” oltre a quelli di Augusta, Catania e Pozzallo.
E, ancora, si segnala l’approvazione a un emendamento presentato da Raoul Russo (FdI) che consentirà di prorogare per il 2024 l’indennità (pari al trattamento di mobilità) concessa ai lavoratori delle aree di crisi industriale complessa del territorio siciliano (di Gela e di Termini Imerese) che non hanno più diritto a percepire la Naspi. (Public Policy) GPA