La polarizzazione dello scontro non lascia spazio ad alternative

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Elon Musk ha annunciato nel fine settimana di aver fondato “America Party” con l’obiettivo di rovesciare il “sistema monopartitico” che governa gli Stati Uniti. Per lui Democratici e Repubblicani, dunque, pari sono. E dire che il proprietario di Tesla, Starlink e X aveva generosamente finanziato la campagna elettorale di Donald Trump ed era persino diventato consulente della nuova Amministrazione, prima di litigare furiosamente con l’attuale presidente degli Stati Uniti, complice “One Big Beautiful Bill” appena approvata. Una legge super contestata da Musk e destinata ad aumentare il disavanzo degli Stati Uniti.

Secondo le stime dell’ufficio di bilancio del Congresso “One Big Beautiful Bill” comporterebbe un aumento del disavanzo pari a 2,8 trilioni di dollari nel periodo 2025-2034. Tanti auguri per Trump che adesso dovrà vendere la legge – altamente impopolare – al suo elettorato. In un sondaggio condotto da Fox News a metà giugno, il 59 per cento degli elettori registrati si è detto contrario al disegno di legge, mentre il 38 per cento si è detto favorevole e un altro 3 per cento ha dichiarato di non sapere. In un sondaggio della Quinnipiac University alla fine di giugno, il 55 per cento degli elettori registrati si è detto contrario al disegno di legge e il 29 per cento favorevole, mentre un altro 16 per cento non ha espresso un parere. In un sondaggio del Pew Research Center all’inizio di giugno, il 49 per cento degli adulti si è detto contrario e il 29 per cento favorevole, mentre il 21 per cento era indeciso.

“Quando si tratta di mandare in bancarotta il nostro Paese con sprechi e corruzione, viviamo in un sistema monopartitico, non in una democrazia. Oggi nasce l’America Party per restituirvi la libertà”, ha scritto Musk su X, dove ha naturalmente lanciato un sondaggio di gradimento del suo progetto. Chissà se con queste prese di posizione così tonitruanti c’entri qualcosa anche il contenuto del Big Beautiful Bill per quanto riguarda le auto elettriche, visto che la legge taglia sia il bonus per le auto nuove da 7.500 dollari sia quello per le auto elettriche usate fino a 4.000 dollari. Sembra passata un’era geologica da quando Musk saltellava sui palchi trumpiani come una rockstar.  “Amo Donald quanto un uomo etero può amare un altro uomo”, diceva il padrone di Tesla pochi mesi fa. Tutto finito, l’alleanza Trump-Musk è durata meno di uno Yogurt, meno del Terzo polo.

La novità potrebbe avere anche qualche ricaduta italiana? Anzitutto si attendono riposizionamenti da parte di Matteo Salvini e Giorgia Meloni (più il primo della seconda) visto che avevano investito politicamente nella special relatinship con l’ex dinamico duo. Ma forse più interessante è quello che ha scritto su X Andrea Stroppa, braccio destro di Musk in Italia: “Non mi sorprenderebbe se nascesse un partito chiamato ITALIA. Revisione della spesa e taglio agli sprechi (DOGE); Taglio netto della burocrazia; Riforma del sistema scolastico per preparare il Paese al 2050; Confini sicuri e maggiore sicurezza interna; Immigrazione qualificata, corridoi umanitari sicuri per donne, anziani e bambini perseguitati”.

Stroppa ha colto l’occasione della notizia del Partito di Musk per attaccare il principale partito della maggioranza di governo: Fratelli d’Italia. Complice un tweet del senatore Lucio Malan che commentava in maniera polemica la prima pagina di Repubblica in cui si dava semplicemente conto, in apertura di giornale, della notizia di “America Party”. “Qualche giorno fa dipingevano Musk come uno squilibrato neonazista, oggi è il loro eroe e sopratutto è la notizia dominante. Mostrano un insospettato senso dell’umorismo, sia pure involontario”, ha scritto Malan. “Ahimè anche nel tuo partito alcuni lo hanno dipinto come uno squilibrato e hanno tentato continui sgambetti per interessi personali. Ha prevalso l’amicizia dell’imprenditore verso il Paese aiutando quando necessario”, ha risposto Stroppa ingaggiando un nuovo duello con esponenti del governo Meloni. Anche questa non è la prima volta.

Così come non è la prima volta che negli Stati Uniti qualcuno cerca di dare vita a un terzo partito alternativo ai due principali. L’esperimento più noto e riuscito fu quello di Ross Perot che si candidò da indipendente alle elezioni presidenziali del 1992, ottenendo quasi il 19 per cento. Non servì a niente, ma testimoniò l’insoddisfazione di una parte dell’elettorato statunitense verso i partiti tradizionali. In Italia ci sono già stati modelli di successo. Forza Italia nacque dalle ceneri della politica tradizionale degli anni Novanta, il M5s da quella degli anni Duemila (ma con un eredità politica derivante comunque da Tangentopoli). Adesso però non sembra esserci spazio per terzi partiti o terzi poli. La polarizzazione dello scontro non lascia spazio ad alternative. (Public Policy)

@davidallegranti