di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Domenica mattina una detenuta si è suicidata, impiccandosi, nella sezione femminile del carcere di Perugia. È il 62esimo suicidio in carcere (l’anno scorso sono stati 91, cifra record, persino superiore agli 84 del 2022), secondo i calcoli di Ristretti Orizzonti da sommarsi ai 3 suicidi tra gli operatori. “Numeri inconcepibili per un paese che voglia dirsi civile, ma che tuttavia non riescono a smuovere le coscienze di quanti dovrebbero intervenire compiutamente sull’emergenza penitenziaria, a cominciare dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio”, osserva Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
A Perugia, aggiunge, “sono stipati 495 detenuti (70 donne) in soli 313 posti disponibili, di contro vi sono 196 agenti in servizio, quando ne necessiterebbero almeno 338. In altre parole, il 58% di ristretti in più gestito con il 42% di operatori in meno”. Del resto, osserva ancora De Fazio, “a livello nazionale si contano ben 63.160 reclusi letteralmente stoccati in 46.545 posti, mentre alla Polizia penitenziaria impiegata nelle carceri mancano oltre 20mila agenti, attese anche le assegnazioni soprannumerarie in uffici ministeriali e sedi extrapenitenziarie. Ciò trasforma le carceri in gironi infernali per chi vi è ristretto, ma in luogo di espiazione anche per chi vi opera in condizioni difficilissime, di insicurezza e insalubrità, subendo aggressioni (oltre 2.300 nel corso di quest’anno) e patendo carichi di lavoro massacranti e turnazioni di servizio che si protraggono pure per 26 ore continuative”. A queste condizioni, “nostro malgrado, non solo i suicidi, le risse, gli stupri, le evasioni, i traffici illeciti, le aggressioni al personale e molto altro ancora continueranno, ma la situazione è destinata a ulteriormente deteriorarsi progressivamente”, aggiunge De Fazio.
Il tasso di sovraffollamento, a livello italiano, è del 135,5 per cento; la crescita della popolazione detenuta nell’ultimo anno è ormai di 1.409 unità; il numero dei reati, in questi anni è rimasto sostanzialmente invariato; ci sono 6.942 persone detenute in più da quando è entrato in carica il Governo Meloni, nell’ottobre del 2022. “Da allora – dice Antigone – la capienza regolamentare è rimasta sostanzialmente invariata (+76 posti), ma sono aumentati di circa un migliaio i posti di fatto non disponibili. Sono ormai 4.615 rispetto ai 51.274 conteggiati dal ministero della Giustizia”.
Le donne detenute con figli a seguito sono 18 di cui 10 straniere con 23 figli piccoli, a Lauro c’è una donna di 27 anni incinta di cinque mesi. 21.000 sono detenuti stranieri, 18.000 sono tossicodipendenti, più di 4.000 sono malati di mente e 4.151 sono detenuti dai 18 ai 24 anni. Il riassunto dello stato di salute dell’esecuzione penale in Italia lo ha fatto pochi giorni fa il portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti dei diritti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, nonché Garante campano delle persone private della libertà personale: “Ci sono nuovi reati, maggiori pene, nuove aggravanti, carceri senza aria, senza umanità, senza dettato costituzionale, diritti negati e urgenze dimenticate. Si entra di più in carcere e si esce di meno. La politica ha aperto i battenti, visto che le carceri esplodono: ora si farà qualcosa?”. Il problema del sovraffollamento non riguarda più soltanto il carcere per adulti, ha spiegato Ciambriello: a seguito del decreto Caivano, è aumentato notevolmente il numero di giovani adulti ristretti. Infatti, nelle carceri minorili in Italia ci sono 545 giovani, 1.137 nelle comunità private, e 16.374 dall’inizio dell’anno sono i minori in carico agli uffici di servizio sociale per minorenni, di cui 3.255 messi alla prova. “Pertanto”, ha detto Ciambriello, “il carcere non rieduca più ed è diventato un contenitore di fragilità sociali, bisogna perciò educare i minori per renderli più responsabili. Piuttosto che custodire occorre prevenire questi minori in difficoltà, che passano dal disagio alla devianza e alla microcriminalità”.
Tra le tante necessarie riforme della giustizia (usiamo il plurale non a caso), dunque, dovrebbe trovare posto anche una seria misura per ridurre il sovraffollamento carcerario. Poi c’è il tema macroscopico, e di cui nessuno sembra volersi occupare fino in fondo, delle persone in custodia cautelare. Secondo un recente rapporto di Antigone, “nonostante l’aumento delle presenze, continua a calare la percentuale delle persone detenute in custodia cautelare. I detenuti con sentenza passata in giudicato, che erano il 71,7% alla fine del 2023, sono saliti al 73,5% alla fine del 2024. Restano comunque più di un quarto dei presenti le persone in attesa di giudizio e presunte innocenti”.
I casi di innocenti finiti in carcere sono all’ordine del giorno, come spiega Errori Giudiziari in un report con i dati più aggiornati: “Per avere una prima idea complessiva di quanti sono gli errori giudiziari in Italia vale la pena di mettere insieme sia le vittime di ingiusta detenzione sia quelle di errori giudiziari in senso stretto. Ebbene, dal 1991 al 31 dicembre 2024 i casi sono stati 31.949: in media, quasi 940 l’anno (nota bene: in questo dato mancano però i totali dei soli errori giudiziari del 2023 e del 2024). Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 987 milioni 675 mila euro e spiccioli, per una media di poco inferiore ai 29 milioni e 49 mila euro l’anno (e anche in questo caso, non è disponibile il dato complessivo per la spesa in risarcimenti da errori giudiziari del 2023 e del 2024)”. Ma è il numero dei casi di ingiusta detenzione che consente di capire meglio le dimensioni da emergenza del fenomeno e cogliere con precisione quanti sono gli errori giudiziari in Italia: “Sono proprio coloro che sono finiti in custodia cautelare da innocenti, infatti, a rappresentare la stragrande maggioranza. Dal 1992 al 31 dicembre 2024, si sono registrati 31.727 casi: vuol dire che, in media, ci sono stati oltre 961 innocenti in custodia cautelare ogni anno”.
Insomma, oltre alla separazione delle carriere c’è di più.
@davidallegranti