Partecipate, il controllo rimane al Mef. E Chigi?

0

ROMA (Public Policy) – di Sonia Ricci – Il controllo delle società partecipate rimarrà in capo al ministero dell’Economia.

Fonti di governo smentiscono le ipotesi circolate su un eventuale passaggio di poteri dal Mef a Palazzo Chigi da inserire nel decreto attuativo della riforma Madia.

Il governo lavora infatti a un’altra ipotesi: quella di collocare una vigilanza ‘ad hoc’ (con poteri ispettivi e non di controllo) che si occupi della razionalizzazione delle società partecipate non quotate (quest’ultime saranno escluse dalla riforma P.a.).

Stessa cosa vale per le nomine dei vertici che, come avviene ora, continueranno ad essere decise dal Mef e ratificate da Palazzo Chigi. Come anticipato, nella delega da cui nasce il decreto non c’è nessuna indicazione né sulle nomine né sul controllo delle società statali.

In altre parole, per quanto riguarda nomine e controllo societario rimarrà tutto come ora. Sarà il Mef a controllare le aziende e a nominare i vertici delle società statali e a sottoporre i nomi al Cdm.

VIGILANZA AD HOC SU TAGLIO “SCATOLE VUOTE”
Altra questione, come detto, è l’ipotesi di creare una vigilanza ‘ad hoc’ per il controllo sulla futura razionalizzazione delle aziende pubbliche. Ipotesi è ancora al vaglio dei tecnici della Funzione pubblica e troverà risposta solo nei prossimi giorni. C’è da capire dove collocare la vigilanza (al Mef o a Palazzo Chigi) e quali poteri attribuirle.

L’organo potrebbe da un lato accertarsi che le società non rientrino nelle fattispecie che saranno vietate con il decreto P.a. (società che non siano spl o spa, che abbiano più amministratori che dipendenti, con un fatturato, per tre anni consecutivi, sotto un milioni di euro, etc.) e, dall’altro, assicurare che di fronte indicatori di crisi aziendale scatti la procedura prevista per la razionalizzazione: liquidazione e fallimento.

Già nelle prime bozze del decreto, anticipato da Public Policy nei mesi scorsi, veniva menzionato l’organismo di vigilanza (affidato a Chigi) con poteri ispettivi sulle società.

La prima ipotesi, su cui ora il governo è tornato a lavorare, affidava all’organo poteri di controllo sui documenti delle società (con vere e proprie ispezioni negli uffici), avvalendosi della collaborazione della Guardia di finanza. (Public Policy)

@ricci_sonia