(Public Policy) – Roma, 17 apr – Nel toto-Quirinale i
candidati salgono e scendono a giorni alterni. La rosa di
nomi intanto perde petali. Ne resterà uno solo… ma chi?
Giuliano Amato, Massimo D’Alema (entrambi ex premier) e
Franco Marini (ex presidente del Senato) fino a ieri
sembravano essere il “podio” democrat da offrire al Pdl.
“La verità – ammettono invece oggi fonti piddì – è che alla
vigilia della seduta comune per l’elezione del capo dello
Stato non solo non c’è ancora l’accordo all’interno del
partito sul candidato più spendibile ma anche l’intesa con
Silvio Berlusconi è tornata in alto mare”. Dalla rosa pd
uscirebbe a sorpresa proprio Amato, gradito al Pdl. Fuori
gioco anche Marini. Che il caos regni sovrano a largo del
Nazareno non è un mistero, mentre salgono le quotazioni del
giurista Sabino Cassese. Stasera la resa dei conti,
l’ennesima, nella riunione dei gruppi parlamentari
democratici.
“Lì diremo la nostra”, è il commento lapidario del renziano
Matteo Richetti, che non prende in considerazione le
“pseudo” aperture di Beppe Grillo di ieri: votate Milena
Gabanelli (la giornalista di Report vincitrice dalle
“Quirinarie”), in alternativa il costituzionalista Stefano
Rodotà, se lei non dovesse accettare la candidatura a cinque
stelle per il Colle.
“Il Pd dovrà spiegarci perché non
convergere su Gabanelli o su Rodotà, il meglio che poteva
uscire dalle consultazioni online”, ribadisce stamani
Alessandro Di Battista, secondo cui quella del guru “non è
una apertura del M5S al Pd. Noi procediamo step by step e
comunque decidiamo tutto in assemblea ma se il nuovo per il
Pd sono Amato e D’Alema… vogliamo scherzare?” aggiunge il
deputato 5 stelle.
Insomma se il Pd vuole votare il candidato del M5S bene, il
che non vuol dire che poi si dà la fiducia al governo del
cambiamento di Pierluigi Bersani.
Giancarlo Bressa (Pd), intercettato in transatlantico fugge
al solo nome di Grillo: “Ma c’è qualcuno davvero che lo
prende sul serio? Io no” afferma allungando il passo. Dello
stesso avviso il collega Giorgio Merlo, che si rammarica
invece per il candidato ideale – a suo dire – ossia Marini,
“vittima dei cecchini interni al partito”.
Ultime e convulse ore di trattative tra le forze politiche.
Silvio Berlusconi alle 15,30 riunirà i suoi a Palazzo
Grazioli, per poi partecipare nel tardo pomeriggio
all’assemblea dei parlamentari pdl, serrare i ranghi e
dettare la linea, in vista delle votazioni per l’elezione
del successore di Giorgio Napolitano sul Colle più alto.
“Per noi non contano i nomi ma il metodo e quello che serve
è un capo dello Stato scelto in modo condiviso”, ripete oggi
anche il pdl Maurizio Lupi che infine aggiunge: “Se poi il
Pd preferisce continuare a prendere schiaffi da Grillo,
Bersani si accomodi…”. (Public Policy)
FEG