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(Public Policy) – Bruxelles, 26 giu – (di Daniela Sala) Il Tav
Torino-Lione senza i soldi europei? Non si può fare. Parola
del vice presidente della Commissione trasporti e turismo
all’Europarlamento Dominique Riquet, del partito Radicale
francese (Parti radical), eletto nelle fila del Ppe (Partito
popolare europeo).
Ma che l’Europa sia disposta a finanziare ulteriormente il
progetto non è affatto scontato: “I fondi disponibili nel
quadro finanziario pluriennale 2014-2020 per tutti i
progetti di tipo infrastrutturale – dice Riquet – dovrebbero
ammontare a 13 miliardi di euro” (Italia e Francia ne
chiedono 3,3). In questo contesto una divisione matematica
tra gli Stati membri, dice il politico francese, “appare
improbabile”. Insomma, i soldi sono relativamente pochi e
non si sa come verranno distribuiti.
I documenti di riferimento sono due: quello relativo alle
Ten-t (le reti di trasporto trans-europee) e l’iniziativa
Cef (Connecting europe facility). La Cef prevedeva
inizialmente 50 miliardi di euro da investire nei settori
trasporti, telecomunicazioni ed energia. Con la decisione
della Commissione europea di tagliare il bilancio, i fondi a
disposizione si sono ridotti a circa 30 miliardi, e di
questi ai trasporti non dovrebbero andarne più di 13, a cui
sarebbero da aggiungere al massimo ulteriori 10 miliardi
provenienti dal Fondo di coesione.
“Il problema – spiega a Public Policy Roberto Lopriore,
consigliere politico in Commissione trasporti e ambiente per
il Gue/Ngl (Sinistra unitaria europea/Sinistra verde
nordica) – è che nel primo documento (le Ten-t; Ndr) non si
parla di soldi, né è previsto un elenco dettagliato dei
corridoi di interesse europeo: si stabiliscono semmai i
criteri per l’eleggibilità ad eventuale finanziamento dei
vari progetti”. Fondi ed elenco dei progetti sono invece
indicati nel Cef, tuttora in discussione in Commissione
trasporti all’Europarlamento.
Ma soprattutto manca ancora un accordo sul quadro
finanziario pluriennale 2014-2020 (il bilancio Ue), che sarà
nuovamente in votazione al Parlamento europeo a luglio dopo
la bocciatura del marzo scorso.
Prima di un accordo definitivo (che difficilmente sarà raggiunto
a luglio) è impossibile stabilire con certezza quanti saranno i
soldi per le infrastrutture e i trasporti europei.
“Il finanziamento della Commissione europea – ricorda
Lopriore – non è automatico: gli Stati devono presentare un
progetto finanziario credibile, dimostrare la solvibilità
finanziaria e l’affidabilità nella realizzazione dell’opera.
Dopodiché sulla base del budget pluriennale l’Ue eroga un
po’ alla volta i fondi previsti, monitorando il progredire
dei lavori e l’utilizzo dei soldi”.
Ed è per questo che un anno fa il commissario ai Trasporti
Siim Kallas aveva minacciato uno stop ai finanziamenti del
Tav: “Se gli Stati membri ci danno i soldi bene, altrimenti
non possiamo considerare risorse che non abbiamo”, aveva
detto, aggiungendo che l’Ue, pur considerando prioritario il
progetto, non aveva intenzione di destinare altri fondi
all’attuazione del collegamento ferroviario veloce tra Lione
e Torino (oltre ai 670 milioni stanziati nel 2008).
“Per quanto riguarda gli eurodeputati in Commissione
trasporti non saprei dire se la maggioranza è a favore o
meno del Tav – spiega a Public Policy Eva Lichtenberger,
eurodeputata austriaca dei Verdi in Commissione trasporti –
Il fatto è che non discutiamo così nel dettaglio i singoli
progetti. Non direi che è al centro dell’attenzione: è un
progetto che interessa principalmente Italia e Francia e a
cui gli altri deputati non sono particolarmente interessati”.
In ogni caso a dare l’ok al finanziamento Ue è la
Commissione europea che al momento non si sbilancia: “In
linea di principio – fanno sapere a Public Policy –
supportiamo il collegamento Torino-Lione e potremmo
contribuire con un co-finanziamento fino al 40% (ovvero i
3,3 miliardi che chiedono Roma e Parigi; Ndr). In quale
misura dipende dal dossier che Italia e Francia ci
sottoporranno, così come dal budget europeo in corso di
negoziazione”. (Public Policy)
DSA