Terzo polo, sogno libdem. È realistico?

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Il sogno dei libdem italiani si chiama Terzo polo. Ma non è detto che ci siano le condizioni politiche per realizzarlo. Tutto si deciderà in queste ore. E molto dipenderà da che cosa farà Carlo Calenda. Il leader di Azione, assai corteggiato dal Pd, sta mettendo una serie di paletti piuttosto stringenti per una consistente parte del partito di Enrico Letta. “Discutiamo di quello che volete, ma agli elettori di Azione non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti Ilva, termovalorizzatori e rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali”, ha twittato ieri dopo giorni di aperture al Pd.

È anche vero, però, che le indiscrezioni su che cosa voglia fare il Nazareno con i suoi alleati aumentano. A partire dal destino, appunto, di una serie di personaggi che hanno contribuito a tenere in piedi Draghi e che non lo hanno abbandonato. Alcuni di questi sono signori della Prima Repubblica, come Bruno Tabacci, altri della Terza (ammesso che sia mai nata), come Luigi Di Maio, pronti a sostenersi a vicenda nel nome del draghismo. Resta da capire se il presidente del Consiglio possa accettare, anche solo simbolicamente, di farsi rappresentare da Di Maio. Ma questa è un’altra storia. Oggi l’ex ministro dello Sviluppo Economico deciderà che cosa fare; se dunque dare seguito all’alleanza con il Pd, come Emma Bonino e i suoi chiedono, oppure se andare per conto proprio.

“Con +Europa abbiamo presentato un’agenda di Governo. Fratoianni e Bonelli non la condividono integralmente. Di Maio è la principale ragione per cui abbiamo specificato che ci impegniamo a candidare a posti di governo solo persone con solide competenze”, dice Calenda. “Non si batte la destra senza costruire una prospettiva di Governo. Non si costruisce una prospettiva di Governo se non si condividono dei contenuti. La stagione del ‘tutti contro’ è finita perché ha dimostrato di essere fallimentare”. Gli elettori, dice ancora Calenda, “chiedono coerenza e serietà. Queste elezioni si possono vincere se, come ha fatto Draghi nel suo discorso al Senato, si è in grado di dire dei si e dei no e indicare una rotta precisa. Basta aperture ai 5S, basta raccattarsi i 5S. chiarezza di contenuti e coraggio”.

C’è da dire che il Pd una certa chiarezza ce l’ha; ha infatti rilanciato la vecchia patrimoniale, chiamandola però in altro modo. Letta la spaccia per “una dote per i 18enni” e la presenta così: “Noi la porteremo avanti e sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari, è giusto che uno che un patrimonio così lasci qualcosa alla società: se viene ridato ai giovani attanagliati dalla precarietà queso è il senso delle generazioni che si aiutano”.

Come nota tuttavia l’economista Mario Seminerio,  “la ri-proposta di Letta sulla tassa di successione ai ‘plurimilionari’ deriva dal desiderio di imbarcare il gruppo di Fabrizio Barca”, autore della proposta, che peraltro scatta da 500.000 euro di attivo ereditario. Anche su questo Calenda ha la risposta pronta: “Ai diciottenni non serve una dote ma un’istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro. Azione aveva proposto di concentrare il taglio dello scorso anno sui ragazzi fino a 30 anni. Nessuno, dicasi nessuno, lo ha votato”.

Con queste premesse, insomma, sembra impossibile un accordo con il Pd. Lo si intuisce anche da una lettera inviata a Letta nella serata di domenica, nella quale Azione e +Europa si sono detti convinti dell’opportunità di un accordo elettorale sui collegi uninominali ma ad alcune condizioni, tra cui: “Non un voto di +Europa e Azione può andare a persone che non hanno votato la fiducia a Draghi, che sostengono la necessità di abbandonare quella agenda o che hanno inventato partiti all’ultimo secondo. Se è vostro fermo desiderio candidare queste persone fatelo non negli uninominali ma nel proporzionale”.

E con Matteo Renzi, l’altro corno del possibile Terzo polo? Anche lui attende Calenda. “Io non sto con Salvini e Meloni, e non sto con Fratoianni e Di Maio. Se gli schieramenti sono questi, certo che corro da solo al centro”, ha detto Renzi su RaiTre:“Dopodiché, se al centro, come spero, ci saranno anche altri a cominciare da Azione… Carlo Calenda ci sta pensando, lo rispetteremo. Non lo vedo in coalizione con Fratoianni. A chi dice che è un voto dato a un piccolo partito, dico che è un voto a un partito che sarà decisivo nella prossima legislatura come in questa”.

Magari, alla fine, potrebbe nascere pure un ticket Renzi-Calenda, anche se le incompatibilità caratteriali non mancano. I due ex compagni di partito potrebbero discutere dopo mezzo secondo. (Public Policy)

@davidallegranti