TRASPORTI, UNIONCAMERE: MANCATI RINNOVI DELL’ENAC A 16 AEROPORTI MINORI

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(Public Policy) – Roma, 17 gen – Su 16 aeroporti italiani
grava il rischio di stallo a causa del mancato rinnovo delle
concessioni, sia pluriennali che annuali, da parte
dell’Enac. Sono gli aeroporti cosiddetti minori cioè quelli
con un numero di passeggeri inferiore al milione annuo. Se
ne contano 42 in Francia, 33 nel Regno Unito, 19 in Spagna,
17 in Germania.

In tutta Europa gli aeroporti minori sono i 2/3 circa del
numero complessivo di strutture aeroportuali. La struttura
proprietaria in questa tipologia di aeroporti è pubblica per
il 78% dei casi (39% in Italia), mista pubblico-privata per
il 13% (61% in Italia) e privata per il 9% (nessuno in
Italia).

Le Camere di commercio hanno 35 partecipazioni nelle 42
società di gestione degli aeroporti considerate dal Piano
nazionale dei trasporti, e si sono fatte carico di un
investimento complessivo di quasi 109 milioni di euro, pari
al 15% del capitale oggi complessivamente investito nelle
società aeroportuali.

La soppressione dei voli di linea degli aeroporti di minori
dimensioni ricadrebbe sugli oltre 500 mila passeggeri, che
annualmente utilizzano queste tratte, i quali subirebbero,
dice Unioncamere, un allungamento dei tempi di viaggio di
più di 60 minuti, con un aggravio medio di 100 minuti per
viaggio di sola andata.

La stima del costo complessivo del maggior tempo impiegato
(prudenzialmente valutato in 10 euro all’ora) raggiungerebbe
addirittura i 52 milioni di euro, considerando gli aeroporti
con traffico fino a due milioni di passeggeri annui. Questo
scenario produrrebbe inoltre gravi ricadute occupazionali
con una perdita di addetti direttamente o indirettamente
coinvolti nell’economia aeroportuale (mediamente 400-500 per
milione di passeggeri), ed una riduzione pressoché certa
della spesa turistica generata dai flussi turistici inbound,
che in questi anni, grazie anche all’esplosione del low
cost, sta producendo interessanti processi di crescita e
redistribuzione delle presenze turistiche rispetto alle
storiche tradizionali destinazioni.

Denuncia il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello:
“Questa situazione di incertezza pregiudica la
competitività, il lavoro e le prospettive di interi
territori che beneficiano dei flussi di passeggeri garantiti
da questi scali aeroportuali, oltre a garantire centinaia e
centinaia di posti di lavoro”.

Le Camere di commercio,
recita un comunicato, “sono consapevoli che alcune
enunciazioni del Piano nazionale degli aeroporti e le
difficoltà attuali potrebbero aprire ad una prospettiva di
un drastico ridimensionamento del numero degli aeroporti
minori e ritengono che sia indispensabile presidiare questa
fase cruciale per il futuro del trasporto aereo nel nostro
Paese”.

I PARAMETRI SUGGERITI DA UNIONCAMERE
Unioncamere sostiene che si debba operare per ricercare la
massima sostenibilità della struttura aeroportuale
relativamente:
alla dimensione ambientale, a fronte dell’aumento dei
vincoli posti dalla regolamentazione europea;
all’area ed al sistema territoriale nel quale è inserita
l’infrastruttura, dovendosi comunque perseguire un modello
operativo coordinato ed integrato tra infrastrutture non
solo del trasporto aereo, in logica sistemica sul territorio;

alla dimensione economica, relativamente alla quale deve
essere chiara e documentabile la convenienza economica
dell’infrastruttura per il territorio, soprattutto in quelle
situazioni di oggettiva difficoltà nel perseguimento e
mantenimento dell’equilibrio gestionale;

alla capacità di interpretare le specifiche esigenze del
territorio con piani di sviluppo che forniscano risposte
reali, con un ritorno dell’investimento che possa essere
misurabile nel tempo;
al modello organizzativo e di gestione di questa tipologia
di infrastrutture, che deve necessariamente essere il più
possibile semplificato e soprattutto ‘cheap’ (economico;
Ndr);

alla possibilità che le norme europee sulla concorrenza
consentano alle pubbliche amministrazioni partecipi di
società aeroportuali minori di sussidiare, sia pure con
modalità controllate, investimenti e gestione, a fronte di
un documentato interesse economico generale per territorio,
imprese e cittadini. (Public Policy)

SPE