ROMA (Public Policy) – di Massimo Pittarello – Come la maggioranza degli italiani, sono favorevole alle unioni civili. Personalmente, anche alle adozioni per coppie gay. Però, mi domando, proprio adesso?
Il Parlamento è intasato come l’autostrada a Barberino del Mugello il primo weekend di agosto e, dopo aver approvato i provvedimenti su pensioni e scuola, è adesso incastrato a convertire i decreti legge su diritto fallimentare ed enti locali, a riformare la Costituzione, la Pubblica amministrazione, la Rai, la concorrenza.
Ora, va bene che la cifra del nuovo corso renziano sia la velocità, ma nel traffico parlamentare di questa estate la risicata maggioranza al Senato rischia di sbandare, tanto più che in alcune commissioni nemmeno c’è più.
Poiché di Verdini ce n’è un solo e i soccorsi in arrivo dai suoi parlamentari al governo, oltre che ambigui, non possono certo essere infiniti, perché infliggere un’ulteriore umiliazione ad Ncd,
cattolicissima seconda gamba della maggioranza? Nemmeno un mese fa proprio i centristi hanno indetto a San Giovanni una manifestazione a sostegno della “famiglia tradizionale” con Quagliariello che prometteva una “battaglia parlamentare fino in fondo”.
Dopo la conversione gay-friendly di Berlusconi, quella della “sacra famiglia” è tra le poche battaglie rimaste agli alfaniani. Ecco, è opportuno affondare il colpo su un tema che sottolinea per l’ennesima volta la subalternità al Pd dell’Ncd e la sua indisponibilità a far cadere il governo e ad andare al voto?
Oltretutto, con un provvedimento dai risvolti economici pressoché nulli in un periodo in cui l’iniziale esaltazione degli italiani verso Renzi sta cedendo spazio alla delusione per un’economia che non riparte. Anzi, a livello finanziario le unioni civili implicano la sola ricerca delle coperture per assicurare la reversibilità delle pensioni e degli assegni familiari.
Così, mentre infiammano le polemiche sui diritti dei gay, piazze e movimenti si contrappongono, tra commissioni, pareri, emendamenti e rinvii il ddl Cirinnà rischia di finire nel pantano parlamentare, mettendo Renzi con le spalle al muro di dover dire un si o no secco a Ncd. Eppure, le previsioni di crescita dell’Italia sono la metà della media dell’eurozona e un terzo di quelle dell’Unione europea.
Incombono l’incognita Grecia e quella dell’Ucraina, la prossima legge di Stabilità, gli oneri imprevisti derivanti da quattro pesanti sentenze della Corte costituzionale (pensioni, dirigenti dell’Agenzia delle entrate, blocco degli aumenti ai dipendenti pubblica amministrazione, Robin Tax), la mancata spending review e le clausole di salvaguardia.
Non so quanto consenso abbia garantito al governo l’approvazione del divorzio breve, però so nessun buon matrimonio, nemmeno quello omosessuale, si fa pochi soldi. O coi fichi secchi. (Public Policy)
@GingerRosh