di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Forse non è vero che “niente sarà più come prima”. Però certamente alcune cose sono più evidenti. Più accelerate. E con la crisi economica ad ogni ora più concreta aumenta progressivamente la distanza che separa imprese, professionisti e lavoratori da componenti di questa maggioranza, in particolare di colore giallo. Prima nel ‘Cura Italia’, poi nel dl Liquidità, infine anche nel decreto che fu aprile, che di questo passo diventerà giugno, si sono moltiplicate le frizioni con il mondo produttivo. Se c’è unanime condivisione ideale sulla linea Draghi – per cui per evitare una catastrofe di proporzioni bibliche è necessario agire in fretta – purtroppo nel concreto c’è poco o nulla. Inerzia grave qualche mese fa. Esiziale in tempi di Covid.
I 400 miliardi promessi con il dl Liquidità, per esempio, faticano ad arrivare alle imprese. Ovviamente uno stanziamento effettivo inferiore al miliardo di euro riduce la potenza di fuoco, ma il problema maggiore resta quello delle regole. Le banche non possono concedere finanziamenti per “atto d’amore” (come ha chiesto Conte), ma devono sottostare ad una stringente normativa. Per sbloccare le pratiche Abi e Confindustria avevano concordato su un sistema di autocertificazione da parte delle aziende e corrispondente esonero per gli istituti di credito. Alternativamente si potrebbe estendere l’articolo 217 bis della legge Fallimentare (che esenta dal reato di bancarotta per i prestiti concessi ad aziende in concordato) ai finanziamenti garantiti dallo Stato durante l’iter di conversione. Ma a Montecitorio il ministro Patuanelli, dopo aver messo altri tre miliardi per Alitalia (….), ha respinto al mittente la proposta. “Niente scudi. Le banche non collaborano” è la linea. E intanto provate a prendere appuntamento in filiale. Ci sono file piuttosto agguerrite.
Purtroppo i problemi si sommano e si moltiplicano. Raramente si risolvono. Sulla sanatoria per gli irregolari è stato raggiunto un accordo. Bellanova, ex sindacalista sensibile agli allarmi delle imprese, si è scontrata con un veto grillino basato – spiegano dal Mipaaf – sulla paura di mostrare il fianco alla propaganda leghista. Tuttavia nella filiera agricola potrebbe continuare a scarseggiare manodopera. E sia Coldiretti, da destra, che Cia – Agricoltori Italiani, da sinistra, hanno suggerito di usare, almeno parzialmente, i percettori del reddito di cittadinanza. Ma per i 5 stelle non se ne parla. Quello è un totem intoccabile. Anche sul turismo si preannuncia tempesta. La sottosegretaria Lorenza Bonaccorsi, negli ultimi incontri con i rappresentanti del settore, ha lamentato i ritardi nella consegna dei protocolli di sicurezza necessari a ripartire. E nell’ultima bozza di decreto non sono previsti voucher, ma solo tax credit per redditi familiari fino a 35 mila euro. Un po’ pochino per un settore chiave, specialmente in chiave occupazionale. Insomma, le piccole imprese sono ancora senza aiuti, le grandi cercano di fare da sole, i lavoratori aspettano la cig di marzo, mentre i fondi annunciati con il decreto ex aprile slittano.
In quasi tutti i settori produttivi è diffuso e palpabile il malumore per una crisi che si preannuncia, as usual, peggiore per noi che per gli altri. E non mancano le frizioni. L’arrivo di Carlo Bonomi ha dato alla Confindustria una linea meno romanocentrica, tanto che dopo l’ammonimento del manager (“se continua così, in autunno ci sarà la rivolta sociale“), si è subito arrivati agli stracci. E tra Governo e parti sociali è scontro su tutto: fondo perduto, riduzione di orario di lavoro a parità di stipendio, l’ingresso dello Stato nel capitale delle imprese, considerare il Covid19 non come malattia ma come infortunio sul lavoro (e quindi soggetto a responsabilità penale degli imprenditori). Senza dimenticare le proteste degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti (ricordate il sito dell’Inps?), dei commercialisti.
Insomma, hai voglia ad invocare il modello Genova per esempio di ripartenza. Come ha spiegato il sindaco Bucci, il ponte Morandi è stato ricostruito rapidamente utilizzando il codice degli appalti europeo (art. 32). Non quello italiano, nato storto perché concepito sotto gli effetti di una sbronza in cui ogni imprenditore è visto come un criminale. D’altra parte la concezione anti-profitto dei 5 stelle era fondata sulla filosofia della (de)crescita anche prima di questa emergenza. Il reddito di cittadinanza, misura principe dei 5 stelle, è un inno al non lavoro. C’è solo stata un’accelerazione. E ora è tutto più evidente. (Public Policy)
@m_pitta