ROMA (Public Policy) – Dal doppio passaggio per la definizione dei Lep alle risorse e le verifiche. Sono i 10 articoli del ddl Autonomia sul tavolo del Cdm. L’impianto della bozza presa in visione da Public Policy conferma il testo già approvato in Cdm, con alcune limitate modifiche.
AUTONOMIA E PALETTI
Il ddl attribuisce alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di avere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia “per favorire la semplificazione delle procedure, l’accelerazione procedimentale, la sburocratizzazione, la distribuzione delle competenze che meglio si conformi ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza”. Si specifica però che le Regioni, quando vogliano avocare a sè funzioni – finora amministrate dallo Stato centrale – in materia di diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, possono farlo solo dopo che siano stati definiti i relativi livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e attenersi ad essi, che rappresenteranno “la soglia costituzionalmente necessaria e il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali”.
Fissati i Lep, in sostanza, le Regioni che volessero autonomamente amministrare determinate funzioni sociali, non potranno fissare livelli di prestazioni inferiori a quelli stabiliti a livello nazionale.
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VIC