Il decreto Salva conti mette d’accordo tutti

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ROMA (Public Policy) – L’aula del Senato ha dato il via libera senza nessun voto contrario al dl Salva-conti. Sia nel passaggio in commissione Bilancio sia ieri in assemblea, non è stato approvato alcun emendamento sul testo, che ottiene quindi l’approvazione in prima lettura nella formulazione con cui era stato varato dal Consiglio dei ministri il 1° luglio. Il decreto (‘Misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica’) è stato adottato nell’ambito della negoziazione avviata dal Governo con la Commissione europea in merito al rispetto della regola del debito pubblico e sostanzialmente congela un miliardo e mezzo di risparmi attesi da Quota 100 e Reddito di cittadinanza nel 2019 per il miglioramento del deficit. Il dl passerà ora all’esame della Camera per la conversione in legge entro la scadenza del 31 agosto.

Il provvedimento prevede che risparmi di spesa e maggiori entrate conseguenti al minor utilizzo delle risorse finanziarie iscritte in bilancio per l’attuazione del Reddito di cittadinanza e di Quota 100 costituiscono economie di bilancio o sono versati all’entrata del bilancio dello Stato al fine di essere destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica. E quindi, almeno nella misura di 1.500 milioni di euro, per l’anno 2019 le dotazioni del bilancio dello Stato, in termini di competenza e cassa, sono corrispondentemente accantonate e rese indisponibili per la gestione secondo un riparto tra ministeri.

Per consentire flessibilità, è previsto che il miliardo e mezzo accantonato per il 2019 tra i diversi ministeri potrà essere rimodulato su richiesta dei ministri interessati con decreti Mef, da comunicare alle Camere (garantendo comunque la neutralità degli effetti sui saldi di finanza pubblica).

Nello specifico, il provvedimento congela circa 1 miliardo e 395 milioni al Mef, insistendo prevalentemente sui fondi di riserva e speciali. I restanti 105 milioni di euro vengono divisi maggiormente in capo alla Difesa (47 milioni), all’Agricoltura (18 milioni) e al Mise (15,8 milioni). A dare il ‘contributo’ minore è il ministero del Lavoro (400mila euro). Nella relazione illustrativa de decreto, si spiega che “gli accantonamenti sono disposti, prevalentemente, sulle disponibilità dei Fondi da ripartire che non risultano an­cora finalizzate per la gestione. Rientrano in tale fattispecie anche quelli operati sul programma ‘Indirizzo politico’ di vari ministeri per effetto dell’allocazione in tale programma dei fondi alimentati dal riaccertamento dei residui passivi perenti che ven­gono utilizzati dalle amministrazioni per esigenze gestionali”. Il testo abroga poi le disposizioni della legge di Bilancio e del cosiddetto decretone che prevedono il riutilizzo delle eventuali economie relative alle risorse per il Reddito di cittadinanza e per il trattamento di pensione anticipata Quota 100.

Con delibera del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia, la somma accantonata potrà essere confermata – in tutto o in parte – o sarà resa disponibile. Tutto dipenderà dalla rendicontazione degli oneri sostenuti per Reddito di cittadinanza e Quota 100 – sulla base dei monitoraggi che deve effettuare l’Inps – che sarà comunicata entro il prossimo 15 settembre. A tal proposito è stato approvato un ordine del giorno Pd che impegna il Governo a prendere in considerazione la necessità che la delibera venga comunicata alle competenti commissioni permanenti di Camera e Senato. Si terrà in ogni caso conto della valutazione degli oneri da sostenere entro la fine dell’anno. (Public Policy) GIL