ROMA (Public Policy) – Porre un limite, 2500 euro, a tutte le obbligazioni pecuniarie (certe liquide e esigibili) in luogo della “modesta entità” per le quali si applicherebbe la nuova disciplina sul recupero dei crediti insoluti delle Pa.
È quanto propone un emendamento di Lucrezia Ricchiuti (Pd) al ddl sulle misure di recupero dei crediti insoluti nella Pubblica amministrazione, che ha proseguito il proprio iter parlamentare nel corso delle ultime settimane, in commissione Finanze al Senato, con l’illustrazione delle proposte di modifica.
Al progetto Ricchiuti sono stati presentati dieci emendamenti e un ordine del giorno.
In sintesi, il ddl si propone di esternalizzare la fase stragiudiziale del recupero crediti, consentendo agli enti locali di ricorrere a società specializzate, nella fase che si colloca tra l’accertamento e la riscossione coattiva, per rendere più efficiente il processo di recupero.
Andrea Mandelli (FI) propone di aggiungere una norma sulla garanzie che le società di recupero crediti prestano in favore dell’ente per il corretto svolgimento del servizio: devono avvalersi di un ‘soggetto che abbia maturato competenze nell’ambito del recupero del credito, ove abbia svolto funzioni di pubblico ufficiale, in possesso di laurea in giurisprudenza e titolo di procuratore generale’.
I 5 stelle, invece, vogliono che si elimini la previsione attuale sulla copertura di eventuali oneri che derivano dai contratti di affidamento, che regolano i rapporti enti locali-società di recupero: hanno proposto, infatti, che gli enti locali non possano addebitare al soggetto debitore ‘le spese sostenute per il recupero del credito’, benchè tali spese – dice la formulazione attuale – rispondano ‘a princìpi di trasparenza, di equità e di proporzionalità’.
Anche Giuseppe Vacciano (Misto) ha proposto un emendamento che persegue questo obiettivo o, al massimo, vuole che si tenga conto delle sole “spese documentate”.
Ancora il gruppo dei 5 stelle (l’emendamento è firmato da Puglia) vogliono eliminare dal ddl la norma che prevede che in caso di mancata o parziale riscossione degli importi non si possa “in alcun modo influire sulle somme dovute alla società di recupero crediti”, quale compenso pattuito.
Mentre Paolo Galimberti (FI) chiede di poter inserire una norma sulla compensazione tra tutti i debiti e tutti i crediti di qualsiasi natura che ha un soggetto nei confronti di comuni, città metropolitane, province e loro associazioni, unioni e società partecipate. (Public Policy) IAC