Lo Spillo

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ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – Non c’è solo l’elezione del capo dello Stato o la legge elettorale. In Parlamento giacciono questioni certamente meno note, ma altrettanto complesse e con immediate ripercussioni concrete per i cittadini, che spesso la politica lascia colpevolmente cadere nell’oblio. Prendete la malasanità: un problema che oltre a produrre disarmanti vicende di cronaca e contribuire alla disaffezione degli italiani verso il sistema sanitario, pone un serio problema di sostenibilità economica.

I costi assicurativi sommati a quelli derivanti dalla cosiddetta “medicina difensiva”, infatti, pesano per quasi il 10% della spesa sanitaria nazionale. Visti gli attuali parametri della sanità pubblica, una cifra improponibile. Dopo la presentazione di diversi disegni di legge e un positivo lavoro di raccordo tra le competenti commissioni (principalmente Affari sociali e Giustizia alla Camera) a inizio legislatura, purtroppo l’attività parlamentare è ora in totale stallo. Una paralisi che non possiamo permetterci, anche in considerazione del totale “caos” normativo che c’è sulla materia. Attualmente, infatti, i diversi interessi contrapposti (pazienti, medici, ospedali, assicurazioni, sanità pubblica) vengono contemperati senza alcuna strategia politica, in modo confusionale e senza nessuna chiarezza legislativa.

La legge Balduzzi ha introdotto molte novità nel settore, ma non ha certo fatto chiarezza. Tra i vari temi lasciati a metà – per esempio, la responsabilità penale del medico è sempre esclusa per colpa lieve quando rispetta le linee guida? E quali sono queste linee guida? E quando la responsabilità è contrattuale e quando extracontrattuale? – c’è anche quello dell’assicurazione obbligatoria contro la responsabilità civile per 200mila professionisti privati della sanità. Poiché per i medici più a “rischio” o più “giovani” trovare delle polizze potrebbe essere difficile, la stessa Balduzzi prevedeva che un Dpr istituisse un apposito “fondo nazionale di solidarietà” gestito da Consap.

Il provvedimento, in questi giorni all’esame del Consiglio di Stato, stabilisce che il Fondo sia finanziato con il 4% dei premi raccolti nell’anno precedente dalle compagnie assicurative, che a conti fatti vorrebbe dire meno di 30 milioni. Una cifra assolutamente insufficiente, ed è ovvio che sarà necessario programmare nuove strategie, possibilmente consentendo proprio alla Consap di avere un ruolo più attivo.

Ma è ovvio che c’è molto altro da fare: l’obbligatorietà della figura del risk manager e di un addetto alla gestione sinistri interni ai nosocomi; abilitare forme di indennizzo diretto come avviene ora nel settore dell’Rc Auto; nuove forme per incentivare la mediazione (che oggi nel settore è positiva solo per il 9,4% dei casi); uffici destinati a facilitare il dialogo medico-paziente all’interno degli ospedali sul modello francese. Soluzioni che parlamentari ed esponenti del governo che stanno lavorando sulla materia ben conoscono e cercano di portare avanti. Ma evidentemente nelle alte sfere sono troppo in altre faccende affaccendati per mettere in agenda la (mala)salute degli italiani. (Public Policy)

@ecisnetto