ROMA (Public Policy) – Circoscrivere la norma sulle graduatorie di merito per la nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie alle regioni commissariate. Lo prevede un nuovo emendamento della commissione Affari sociali al decreto Sanità in Calabria, depositato in aula alla Camera.
L’emendamento agisce su una norma inserita durante l’esame in commissione, fortemente voluta dal Movimento 5 stelle e contestata dalla Lega. Attualmente il testo del decreto prevede che nelle more della revisione dei criteri di selezione dei direttori generali, al massimo entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, la rosa dei candidati a direttore generale sia proposta secondo una graduatoria di merito, sulla base dei requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell’incarico da attribuire.
Con il nuovo emendamento il metodo della graduatoria di merito viene invece applicata alle Regioni commissariate. L’estensione alle regioni in piano di rientro può avvenire previo accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni. Per le Regioni non sottoposte a piano di rientro continua ad applicarsi l’attuale disicplina prevista all’articolo 2 del dlgs 171 del 2016, quindi con una doppia selezione: la prima, a livello nazionale, per la costituzione di un elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale; la seconda, a livello regionale, preceduta da avviso pubblico, i cui destinatari sono gli iscritti nell’elenco nazionale, diretta alla formazione di una rosa di candidati per la nomina da proporre al presidente della Regione.
La Lega aveva già cercato di far passare una modifica simile in commissione, ricevendo però il parere contrario da parte dell’allora (ci arriviamo) relatrice Dalila Nesci (M5s) e del Governo.
LE POLEMICHE IN AULA
Il provvedimento è tornato stamattina in assemblea dopo che ieri si è accesa la discussione tra Movimento 5 stelle e opposizioni (al contrario, la Lega è rimasta piuttosto tranquilla): a far scaldare gli animi ci ha pensato la presunta nomina del medico Gianluigi Scaffidi, collaboratore di Nesci. Quello di Scaffidi era uno dei nomi proposti dal commissario straordinario nominato dal Governo per dirigere una Asl. Come Nesci, Scaffidi è di Vibo Valentia, e avrebbe dovuto dirigere proprio l’Asl di quella città. Pd, Forza Italia e Fdi sono partiti all’attacco: “Parlavate di politica fuori dalle Asl e state nominando un vostro collaboratore”. Nesci si è difesa affermando che “non sono formalizzate nomine di alcun tipo”, precisando che Scaffidi “non è mai stato un mio collaboratore stipendiato”.
In aula poi è arrivato il ministro della Sanità, Giulia Grillo, che in un intervento molto accalorato ha attaccato Pd e Forza Italia: “La Calabria non l’abbiamo guidata noi ma Forza Italia e il Pd, che sono riusciti a nominare dei manager che hanno fatto fallire tutte le Asl”. In un clima infuocato, e proprio durante l’intervento di Grillo, dai banchi delle minoranze si è alzato il grido “onestà! onestà!”. “Mi urlate ‘onestà’, ma mi pare che il presidente della Regione del Pd abbia qualche problemino con la giustizia, o mi sbaglio?” ha reagito il ministro, accusando gli avversari di fare “un processo alle intenzioni”. Gli animi si sono accesi, e il presidente Roberto Fico ha richiamato più volte all’ordine sia il ministro che i deputati. Dopo altri interventi, Grillo ha ripreso la parola in maniera più pacata: “Mi scuso se ho mancato di rispetto per il Parlamento. Ci tengo a questo provvedimento, fondamentale per i cittadini calabresi. Noi riteniamo che non ci siano conflitti di interessi ma se questo elemento diventa fondamentale per proseguire la discussione in aula della legge, potremmo rinunciare a questa nomina”.
Alla fine, in serata, la decisione – da parte della stessa Nesci e con l’avvallo della Lega – di dimettersi da relatrice. Al suo posto la presidente della commissione Affari sociali (ed esponente M5s) Marialucia Lorefice. (Public Policy) NAF-PAM